Protoni del vento solare possono spingere, anzi respingere, una navicella a velocità mai raggiunte prima. Non è fantascienza: la Nasa ha avviato i primi test.
Le sonde che oggi viaggiano nel Sistema Solare usano propulsori chimici oppure ionici: i primi sono motori a combustione interna alimentati da speciali miscele solide o liquide, i secondi creano la spinta a partire dall'accelerazione di ioni (ossia atomi senza uno o più elettroni).
L'autonomia dei primi è limitata dalla capacità dei serbatoi, mentre per i secondi la spinta è molto bassa...
È possibile far viaggiare nello spazio un veicolo senza carburante? Si stanno sperimentando le vele solari, o vele fotoniche, vere e proprie vele che sfruttano la forza dei fotoni (ossia l'energia) che arriva dal Sole. Alcune soluzioni di questo tipo sono già state provate, soprattutto in combinazione con altri sistemi di propulsione, e promettono bene, ma nessuno ha mai investito nello sviluppo di tecnologie per la gestione di vele solari di grandi dimensioni: l'uso sembra dunque limitato (vedi anche: LightSail, la prima vela solare privata). E-SAIL: IL MOTORE A REPULSIONE.
La Nasa, però, sta sperimentando un nuovo metodo per sfruttare il vento solare, ossia il flusso ininterrotto di particelle cariche (soprattutto protoni) emesso dal Sole a 450-700 chilometri al secondo, e persino 1.000 km/sec quando ci sono tempeste solari: «Intendiamo sfruttare i protoni per spingere una sonda fino ai confini del Sistema Solare, cioè fin dove il Sole esercita la sua influenza, zona oltre la quale la spinta viene a mancare», spiega Bruce Wiegmann, del Marshall's Advanced Concepts Office, responsabile del programma Heliopause Electrostatic Rapid Transit System (HERTS).
Hawking, il miliardario russo Milner e Zuckerberg: «Ecco l'astronave che raggiungerà Alpha Centauri»
Cento milioni di dollari potrebbero bastare per arrivare sulla stella più vicina? Probabilmente no, ma forse rappresenterebbero un buon inizio. Il finanziamento è solo l'antefatto per avviare un progetto davvero incredibile. Si chiama Breakthrough Starshot. No, non è fantascienza. E poi con un personaggio come Stephen Hawking c'è da giurare che la notizia sia davvero clamorosa. Il progetto incredibile è quello di affrontare un viaggio di 25 miliardi di miglia (4,3 anni luce) in soli 20 anni.
Le sonde che oggi viaggiano nel Sistema Solare usano propulsori chimici oppure ionici: i primi sono motori a combustione interna alimentati da speciali miscele solide o liquide, i secondi creano la spinta a partire dall'accelerazione di ioni (ossia atomi senza uno o più elettroni).
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La Nasa, però, sta sperimentando un nuovo metodo per sfruttare il vento solare, ossia il flusso ininterrotto di particelle cariche (soprattutto protoni) emesso dal Sole a 450-700 chilometri al secondo, e persino 1.000 km/sec quando ci sono tempeste solari: «Intendiamo sfruttare i protoni per spingere una sonda fino ai confini del Sistema Solare, cioè fin dove il Sole esercita la sua influenza, zona oltre la quale la spinta viene a mancare», spiega Bruce Wiegmann, del Marshall's Advanced Concepts Office, responsabile del programma Heliopause Electrostatic Rapid Transit System (HERTS).
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Cento milioni di dollari potrebbero bastare per arrivare sulla stella più vicina? Probabilmente no, ma forse rappresenterebbero un buon inizio. Il finanziamento è solo l'antefatto per avviare un progetto davvero incredibile. Si chiama Breakthrough Starshot. No, non è fantascienza. E poi con un personaggio come Stephen Hawking c'è da giurare che la notizia sia davvero clamorosa. Il progetto incredibile è quello di affrontare un viaggio di 25 miliardi di miglia (4,3 anni luce) in soli 20 anni.
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