Creata in Italia la cellula che sconfigge la leucemia

Svolta nella lotta ai tumori, "create" delle cellule che uccidono il cancro e proteggono dalle recidive Trattamento risulta efficace anche dopo anni dalla somministrazione

La ricerca italiana è di nuovo in prima linea nella lotta ai tumori. Un team di ricercatori dell'Irccs ospedale San Raffaele e dell'università Vita-Salute San Raffaele, guidati da Giacomo Oliveira ed Eliana Ruggiero, ha sviluppato una terapia immuno-cellulare che potrebbe rappresentare la svolta nella lotta ai tumori. Gli scienziati, nel corso del meeting annuale dell'American Association for the Advancement of Science (Aaas), hanno annunciato di aver sviluppato delle speciali cellule killer in grado non solo di sconfiggere il cancro, ma anche di impedire che si ripresenti per anni. L’effetto, sottolineano gli stessi autori della scoperta, è per molti aspetti simile a quanto farebbe un vaccino.



"Soldati scelti" in difesa del sistema immunitario - Una sfida che ha tenuto i ricercatori impegnati per anni. Il team, infatti, ha dovuto prima individuare e selezionare dei "soldati" già al servizio del sistema immunitario e, dopo averli modificati geneticamente, li ha trasformati in un esercito armato specificatamente addestrato per riconoscere e uccidere selettivamente le cellule tumorali: un’impresa tutt’altro che semplice. "Ci siamo riusciti - ha però assicurato Chiara Bonini, vicedirettore della divisione di immunologia, trapianti e malattie infettive del San Raffaele - e abbiamo individuato quali sono i linfociti con le maggiori probabilità di riuscire in questa impresa".

  Le cellule selezionate sono come una sorta di “farmaco vivente” - Servivano delle cellule in grado di resistere e i ricercatori hanno individuato tali caratteristiche nelle staminali della memoria immunologica, anche dette “memory stem T cells”. I primi risultati incoraggianti sono arrivati nel corso di un trial clinico di fase III che ha coinvolto 10 malati affetti da leucemia acuta. I pazienti, già sottoposti a trapianto di midollo osseo da donatore, sono stati trattati con linfociti T modificati attraverso il “gene suicida” Tk sviluppato dalla MolMed, una azienda nata come spin-off del San Raffaele. A distanza di 15 anni ecco gli incredibili risultati: “I parametri immunologici, a distanza di anni da trapianto e terapia genica - spiega Oliveira - sono risultati uguali a quelli di persone sane e di pari età. Il passo successivo è stato identificare quali cellule del sistema immunitario resistessero maggiormente nel tempo, andando a verificare quali 'ritrovavamo' dopo anni", fino a 14 dopo il trattamento. A essere “promosse” sono state appunto le memory stem T cells. "Ogni linfocita T - sottolinea Bonini - riconosce un antigene specifico su un'altra cellula, che sia un virus dell'influenza o della varicella, o un qualunque altro agente patogeno. Nel nostro organismo ci sono anche linfociti T che riconoscono le cellule tumorali, ma sono molto rari mentre un paziente ha bisogno di averne molti. Il nostro compito è proprio questo: somministrargli un esercito di linfociti T anticancro costruito da noi".

Un'importante battaglia vinta nella guerra ai tumori - Per arrivare all'obiettivo finale, e colpire le varie tipologie di cancro, le possibili strade erano due. "La prima era quella di armare i linfociti T usando i recettori Car, che nelle leucemie acute hanno fatto la differenza producendo risposte cliniche un tempo impensabili - ricorda Bonini -. Questi recettori però hanno un problema: riconoscono solo strutture che si trovano sulla superficie esterna della cellula tumorale bersaglio. Se l'antigene è all'interno, Car non lo vede". E dunque la scelta alternativa è stata obbligatoria: "Usare il recettore Tcr, già presente nei linfociti T e in grado di colpire anche un antigene interno alla cellule bersaglio. Attraverso una particolare tecnologia di editing genetico, usando cioè una 'forbice molecolare', andiamo prima a eliminare il Tcr proprio del linfocita. E una volta che lo abbiamo spogliato, mettiamo sul linfocita nudo il Tcr che vogliamo noi: un 'Tcr anticancro' che armi il soldato contro la malattia".



 Mancano i finanziamenti per i test sull'uomo - "Con entrambi i progetti - conclude la scienziata - siamo in fase preclinica molto avanzata. Ora si tratta di terminare gli ultimi passaggi e di trovare i finanziamenti per passare sull'uomo: auspico prima di tutto che diventi più facile fare dei trial europei, multicentrici, e poi che l'Europa e l'Italia investano fondi per questi studi. Obiettivamente al giorno d'oggi è molto difficile fare trial accademici nel Sud dell'Europa. Questo però è un treno importante, da prendere al volo e 'fissare' con le sperimentazioni. E bisognerebbe che si partisse proprio in Italia", dove "la 'pentola' è stata scoperchiata. I tempi comunque a mio parere non sono molto lunghi". Test preliminari portati avanti al Fred Hutchinson Cancer Research Center in Washington su pazienti che avevano fallito le altre terapie e con circa un mese di speranza di vita, hanno dato "risultati straordinari", ha spiegato al meeting statunitense Stanley Riddell: il 94% dei partecipanti con leucemia linfoblastica trattati con le proprie cellule re-ingegnerizzate ha visto scomparire i sintomi, mentre per altre forme di tumore del sangue la risposta è stata comunque superiore all'80%, e oltre la metà ha raggiunto la remissione completa.

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